I detrattori dell’auto elettrica la chiamano il “killer silenzioso”. Secondo loro, si aggirano con appena un brusio per la strada, in attesa del prossimo pedone da stendere. Silenziosissime, con quel motore tutto elettrico che produce poche vibrazioni e sibila sull’asfalto. E non le sentono i pedoni, meno che mai quelli assorti in musica, video o messaggi vocali. Ma d’altronde cosa sentono loro, i pedoni connessi, oltre alle note sintetizzate elettronicamente del loro cantante preferito? E in fondo, come farebbe chiunque a sentire un sibilo quando tutto attorno c’è il rumore di mille motori accesi?
Le cronache del pedone disconnesso, quello che cammina assorto magari nei suoi pensieri ma attento agli stimoli esterni, cominciano con il rumore. La verità è che l’auto elettrica è silenziosa, sì, ed è un bene. Ma il silenzio, come la maggior parte delle cose della vita, è relativo al contesto in cui si cala. È rumore persino un sussurro lieve, se tutto intorno a noi non c’è altro suono.
Dalla scrivania da cui, silenziosamente, sto scrivendo queste riflessioni sento il ronzio continuo di motori a scoppio e clacson. Persino con le finestre chiuse è incessante, tutto il giorno, di poco attutito nelle ore sonnacchiose del pranzo. Così incessante che finisci per non farci più caso, ma te ne accorgi quando riesci a trovare una piccola finestra di silenzio vero, quel silenzio che, con un gioco di parole, si fa pieno del vuoto di suoni. Quel silenzio che noi, abitanti delle città, abbiamo imparato a dimenticare.
Silenzio che rischia di farsi pericoloso, ad esempio per le persone ipovedenti. Un articolo del Guardian evidenzia come il 93% di questa categoria abbia affermato di aver avuto problemi nel riconoscere il non-suono emesso dalle auto elettriche, colpevoli altresì di avere il 40% di possibilità in più di un’auto convenzionale di urtare un pedone o un ciclista. Per questi motivi, il regolamento no. 138 delle Nazioni Unite, in fase di sviluppo ma già adottato dall’UE, impone l’emissione di una frequenza standard in grado di riprodurre un suono che renda immediato – per gli utenti della strada – il riconoscimento di un veicolo elettrico in arrivo, specialmente nelle aree urbane dove il rumore del rotolamento degli pneumatici è insufficiente.
A partire da luglio 2019, ogni auto elettrica, ibrida plug-in o ibrida tradizionale venduta in Europa dovrà essere dotata di un sistema che emetta un suono alle basse velocità. C’è di più: la normativa non esclude le auto elettriche attualmente in commercio, che dovranno essere adeguate al nuovo standard entro e non oltre il 2021. Lo standard in questione prevede un dispositivo che emetta un “rumore bianco” – tipologia di rumori caratterizzata dall’assenza di periodicità nel tempo e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze – quando il veicolo viaggia a velocità inferiori ai 20 km/h, limite oltre il quale il suono del rotolamento degli pneumatici inizia ad essere udibile in maniera distinta dagli altri rumori. Questo genere di rumore non costituisce un disturbo eccessivo e permette di distinguerne il punto di origine in modo preciso, a differenza del suono di un motore a combustione interna, le cui onde possono rimbalzare tra superfici solide disorientando l’ascoltatore.
Rumore sì, dunque, ma non esageriamo.
Dalla stessa scrivania da cui sto scrivendo, proporzionalmente al rumore cieco e indifferente – tutt’altro che bianco – che arriva dalla strada, immagino cosa sarebbero le stesse strade in cui, da pedone disconnesso, cammino quotidianamente se tutte quelle macchine che girano fossero silenziose, appena sibilanti. Ritorneremmo ad ascoltare gli uccelli sugli alberi, il cane del vicino che abbaia, l’inconfondibile rumore ferroso del tram, che conserva gelosamente la sua identità sonora nonostante il passare degli anni. Ritorneremmo a notare il vociare delle persone sedute al bar, il suono del pianoforte del nostro dirimpettaio che studia al conservatorio. Ritorneremmo a notare il rumore consapevole, abbassando un poco la voce.
Ci vuole tempo, naturalmente, perché nessun cambiamento radicale avviene con uno schiocco di dita. Keynes sosteneva che “nel lungo termine saremo tutti morti”, eppure è solo con una prospettiva allungata e agile che riusciremo a immaginare il futuro. E se penso al mondo che un giorno vorrò consegnare ai miei figli o nipoti lo vorrei più pulito, educato, rispettoso.
Il pedone disconnesso, in un mondo tutt’altro che disconnesso, cammina per la città per recuperare i pensieri, mettere insieme i ricordi della giornata ed esplorare strade nuove. Le città, che pure erano nate attorno a lui, ora non sono più così amichevoli. Chissà se in una città nuova, più pulita e silenziosa, riuscirà a riappropriarsi dei suoi spazi.
La sentirà arrivare, quella macchina sibilante, molto più facilmente di quanto crediamo.

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