500 mila nuovi posti di lavoro e un incremento del PIL statale di 140 miliardi di dollari. Sarebbero questi, al 2030, i benefici per la California derivanti dallo sviluppo del mercato dei veicoli elettrici.
Lo sostiene il recente studio Clean Transportation: An Economic Assessment of More Inclusive Vehicle Electrification in California, preparato da Berkeley Economic Advising and Research (BEAR), che analizza le implicazioni economiche della crescita del mercato dei veicoli elettrici nello Stato americano secondo un consolidato modello di long-term forecasting al 2030 e al 2050.
La crescita del settore, in particolare, può rappresentare uno stimolo per l’intera economia californiana, oltre a ridurre l’inquinamento atmosferico e migliorare la salute pubblica. “La transizione verso la mobilità elettrica – commenta Noel Perry, fondatore del think tank indipendente Next 10 che ha commissionato lo studio – non è solo un investimento per mitigare i rischi climatici. È anche un importante investimento economico.”
In uno scenario conservativo, per cui non si assume un decremento nel prezzo degli EV nei prossimi anni, il modello di crescita della penetrazione dei veicoli elettrici in California può portare a più di 390 mila nuovi posti di lavoro, che diventano 500 mila nello scenario (più probabile) di decrescita dei costi e incremento del numero dei modelli. La crescita occupazionale è legata, in particolare, ai settori delle infrastrutture di ricarica e della fornitura di energia.
Lo sviluppo della mobilità elettrica è quindi un forte catalizzatore per l’economia: al 2030, secondo lo studio di BEAR, il prodotto interno lordo della California potrà crescere in un range compreso, a seconda dello scenario più o meno conservativo, tra 82-142 miliardi di dollari, mentre per il reddito reale è previsto un incremento di 311-357 miliardi di dollari.
“I consumatori sono i principali motori dell’economia – dice David Roland-Holst, professore di Economia a UC Berkeley e principale autore dello studio – Il 70% della spesa è per i servizi, che creano molti più posti di lavoro rispetto ai combustibili fossili. I servizi, infatti, sono tradizionalmente un settore “job-intensive” perché non è possibile trasferirli al di fuori dello Stato. I soldi per i combustibili fossili, invece, viaggiano quasi sempre al di fuori degli Stati americani, dal momento che sono quasi tutti importatori di energia”.
In definitiva, le conclusioni dello studio sostengono che i benefici per l’economia, per i consumatori, per le comunità svantaggiate e per la salute pubblica di uno sviluppo maturo della mobilità elettrica sono così rilevanti che è assolutamente ragionevole creare i presupposti, in termini di policy, perché sulle strade ci siano sempre più veicoli elettrici.

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