Negli ultimi anni, parlando della decarbonizzazione dell’automotive, si è discusso molto del concetto di “neutralità tecnologica”. Un approccio che se in linea teorica può apparire ineccepibile, mostra tutti i suoi limiti se applicato in un contesto reale, al punto che molti dimenticano che sia in realtà già contenuto nei target europei sull’auto post 2035, che si limitano a indicare l’obiettivo delle zero emissioni allo scarico, senza citare le tecnologie da impiegare.
Al di là della normativa, vale la pena osservare il perché la neutralità tecnologica ad ogni costo e in tutti i settori del trasporto mal si concili con il contesto reale in cui ci muoviamo, stretto tra la limitata disponibilità di risorse e l’urgenza di trovare risposte alla crisi climatica.
Risorse e tempo infiniti, purtroppo, sono un’utopia, e già qui il concetto di neutralità tecnologica trova un primo importante ostacolo. Ma c’è anche un altro aspetto che andrebbe tenuto da conto. Una trasformazione epocale come quella in atto – con riflessi su cittadini, industria e ambiente – non può essere lasciata a sé stessa. Per gestire un simile cambio di paradigma serve una visione chiara, che faccia delle scienze – economiche, tecniche e sociali – una bussola imprescindibile.
Se quindi neutralità tecnologica vuol dire abdicare alla guida della transizione, pluralità tecnologica significa riportare il metodo scientifico al centro del processo decisionale, per impiegare le risorse disponibili nel miglior modo possibile.
I trasporti sono un ecosistema estremamente articolato, spaziano dalla micromobilità urbana agli aerei, e non può esistere una sola formula magica per la decarbonizzazione. È proprio in un ambiente come questo che il principio della pluralità tecnologica – che vuole individuare senza preconcetti le soluzioni più efficaci a seconda del settore di utilizzo, concentrando risorse e investimenti su di esse – può fare la differenza, consentendo di sfruttare al massimo tutte le tecnologie a disposizione, utilizzandole negli ambiti dove sono più efficaci, sotto il profilo economico, sociale e ambientale.
Tutti gli studi più autorevoli indicano che l’elettrico è la migliore soluzione per la mobilità su gomma, così come appare evidente che oggi, nonostante il permanere di una quota di emissioni nocive, e-fuel o biofuel possano esserlo per settori hard to abate come l’aviazione o il trasporto navale. La pluralità tecnologica è questo: un approccio razionale e scientifico alla decarbonizzazione, che punta a traguardare l’obiettivo finale senza disperdere risorse preziose e perdere tempo.