Nonostante i continui miglioramenti generali nella qualità dell’aria, in tutta Europa si riscontrano livelli di inquinanti atmosferici superiori agli standard prefissati e l’inquinamento atmosferico rimane una delle principali preoccupazioni sanitarie. Nel 2021, il 97% della popolazione urbana è stata esposta a concentrazioni di particolato fine superiori al livello delle linee guida sanitarie stabilite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: in particolare la Pianura padana e alcuni paesi dell’Europa orientale registrano le maggiori concentrazioni di polveri sottili.

I principali inquinanti di interesse sono il particolato atmosferico (il PM10, il particolato con un diametro pari o inferiore a 10 µm, e il PM2,5, il particolato con un diametro pari o inferiore a 2,5 µm) e gli ossidi di azoto (NOx) associati in modo inequivocabile ad effetti sanitari quali l’aumento di sintomi cardio-respiratori, l’incremento di patologie croniche cardiorespiratorie, l’aumento della mortalità e la riduzione della speranza di vita.

L’Italia è stata prima in Europa nel 2020 per numero assoluto più elevato di morti premature per PM2,5 e seconda, dopo la Turchia, per NO2 pertanto il tema è attenzionato e studiato da molteplici progetti europei che hanno portato, specialmente dopo il caso dieselgate, all’introduzione di specifici filtri antiparticolato (FAP) a partire dai modelli Euro 6d-TEMP. Grazie a questi progressi tecnologici allo scarico il particolato primario è quasi azzerato, tuttavia, al fine di mantenere tali prestazioni ambientali, rimane di cruciale importanza la manutenzione del veicolo e la rigenerazione del filtro.

Le principali fonti di emissioni di PM da veicoli sono ora causate dall’usura di freni, pneumatici e risospensione di particelle presenti sul manto stradale: tuttavia le vetture elettriche rispetto alle endotermiche, nonostante il peso maggiore, hanno l’enorme vantaggio di poter contare sulla cosiddetta frenata rigenerativa, che rallenta cioè il veicolo attraverso l’effetto del freno motore, minimizzando l’usura dei freni e riducendo conseguentemente l’emissione del particolato non connesso ai gas di scarico.

È evidente quindi che, all’interno di uno scenario più ampio di ricambio del parco veicolare privato, la penetrazione dei veicoli elettrici giochi un ruolo fondamentale nella riduzione delle concentrazioni degli inquinanti locali, come ossidi di azoto e particolato.

Per approfondire l’argomento:

Task Force on Emission Inventories and Projections: “Air Pollutant Emission Inventory Guidebook