Se c’è una lezione che abbiamo imparato in questo periodo di lockdown è che il Paese non può andare avanti senza fare sistema. Mettere a fattor comune iniziative, valori e risorse è la chiave per la ripartenza. Lo è sempre, ma in particolare ora che la crisi sta facendo pagare l’alto prezzo di una globalizzazione senza regole a molti fattori economici, rendendo i mercati quanto mai dipendenti l’uno dall’altro.

Fare sistema significa allentare le maglie dei personalismi autoreferenziali in tutti i settori, consapevoli che l’unione di forze per uno scopo comune e più alto genererà maggiori vantaggi e benefici ben oltre i portatori di interessi più diretti. È con questo spirito che due anni fa è nata MOTUS-E, piattaforma neutrale di dialogo tra stakeholders diversi, accomunati dall’intenzione di accelerare la transizione alla mobilità sostenibile. Ad oggi, sono coinvolti circa sessanta tra soci e partner lungo tutta la value chain, dai produttori di veicoli ai consumatori, dai produttori di infrastrutture di ricarica, alle utilities, alle associazioni ambientaliste.

Benché il fine sia comune a tutti, è però da evidenziare come sia complesso unire tutti gli attori in un sistema virtuoso di collaborazione. In particolare, la formazione è l’area più impattata da questa scarsa propensione alla collaborazione. Se non mancano esempi virtuosi di iniziative individuali, siamo ancora carenti nello schema di proposte comuni, che si riflettono di conseguenza in una debole interlocuzione con i decisori politici sul tema della riconversione delle competenze.

Tuttavia, il potenziale c’è ed è significativo: vediamo un esempio.

L’Università di Messina è da anni coinvolta con il Dipartimento di Ingegneria nel settore automotive, in particolare nel mondo delle due ruote. Da tre anni esiste il team Motostudent “Stretto in Carena”, composto da oltre 70 studenti di varie discipline e un Faculty Advisor. Un loro obiettivo è ad esempio progettare, costruire e realizzare un prototipo pre-moto 3 che gareggerà contro altre 80 università internazionali. Attualmente, è stato realizzato un prototipo ed è in fase di progettazione il secondo.  Inoltre il team MotoStudent UNIME “Stretto in Carena” è giunto alla seconda edizione di un workshop che raccoglie una volta l’anno esponenti dal mondo automotive. Quest’anno, complice la pandemia, il team si è riorganizzato con successo, proponendo un nuovo format virtuale con “Stretto in Cameretta”, che vede ogni volta un ospite speciale del campo motorsport e automotive rispondere alle domande da parte degli studenti, tutti rigorosamente da remoto, a dimostrazione che anche se in condizioni di distanziamento sociale portare avanti le attività è possibile.

In partnership con l’Università di Messina e l’ISS Majorana di Milazzo (ME), Motus-E ha lanciato a gennaio 2020 un progetto sperimentale di formazione di 20 studenti dell’ultimo anno proprio sul veicolo elettrico e la manutenzione. Si tratta di un progetto pilota, ma che auspichiamo possa estendersi su vasta scala anche ad altre scuole e realtà italiane.

Siamo consapevoli dell’impatto economico della crisi, in particolare nel settore dei trasporti. Le misure di breve e lungo termine dovranno tenere a mente gli obiettivi di decarbonizzazione, ma non avranno la giusta efficacia se non ci sarà alla base un ecosistema connesso e integrato che faccia da supporto.

La formazione non sfugge a questo paradigma. Al contrario, è proprio in questo momento che è urgente collaborare e accelerare la transizione anche nei sistemi formativi. La transizione alla mobilità sostenibile, elettrica in particolare, richiederà nuove competenze e figure professionali, che saranno impiegate in una industria in rapida evoluzione tecnologica. Per questo è più che mai fondamentale che la scuola e l’università dialoghino con le imprese e fra di loro.

Il modo di agire in questa fase influenzerà pesantemente il mercato di domani. Se mal gestiti, gli impatti della transizione porteranno alla perdita di posti di lavoro, con interi gruppi di lavoratori che finiranno per essere rimpiazzati e altri, necessari, che saranno in numero troppo esiguo per sostenere la produttività del settore. Se invece riusciremo a creare un ecosistema virtuoso di collaborazione, i lavoratori inutilizzati avranno l’opportunità di riconvertirsi a nuove competenze e le industrie prospereranno perché avranno a disposizione una forza lavoro molto qualificata e in grado di operare anche in un contesto variabile.

Questa collaborazione fatica ancora a livello di sistema. Riscontriamo una forte sinergia tra i nostri Soci industriali, che appartengono all’intera filiera e che in alcuni casi sono anche commercialmente in competizione tra di loro, ma che hanno ben compreso il valore sinergico della collaborazione per un fine che nel lungo termine premierà tutti: industria, cittadini, ambiente. Lo stesso, purtroppo, non si può dire per i nostri partner accademici, che appaiono ancora troppo arroccati in un concetto di virtuosismo individuale più che di sistema.

Ci auguriamo che il cambio di passo avvenga presto, e che le eccellenze di ciascuna università vengano condivise, comunicate, messe a disposizione di un ecosistema più vario e ampio. La transizione energetica passerà inevitabilmente anche da un cambiamento di paradigma nei consumi, nella sensibilizzazione di cittadini e soprattutto dei più giovani. Le scuole, così come le università e gli Istituti Tecnici Superiori hanno la grande responsabilità di formare le generazioni che tra una manciata di anni dovranno prendere le redini di un mondo ferito dai comportamenti insostenibili di chi li ha preceduti. Un tale sforzo non può e non deve lasciare ulteriore spazio a personalismi e individualismi autoreferenziali.

Molte aziende e associazioni hanno creduto in MOTUS-E e ne stanno apprezzando i risultati raggiunti, seppur in pochissimo tempo. Siamo riusciti a creare una piattaforma di dialogo neutrale tra tutti gli stakeholders coinvolti, ad accreditarci con le Istituzioni competenti e ad avere una voce autorevole nel dibattito sull’elettrificazione dei trasporti. Collaborare a questo progetto non significa sacrificare i propri risultati individuali, ma al contrario amplificarli e renderli più efficaci.

Il nostro Paese vanta eccellenze accademiche di primo piano, e i Partner che abbiamo ne sono una rappresentanza rilevante. Una maggiore consapevolezza dell’importanza dell’aggregazione può far sì che le generazioni più giovani, oggi incerte sul futuro, abbiano l’opportunità di guardare più lontano.

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