Tra i fattori che più rischiano di penalizzare lo sviluppo italiano nell’automotive ce n’è uno particolarmente insidioso: la diffusione di informazioni sulla mobilità elettrica più o meno fuorvianti, quando non palesemente fallaci. Un fenomeno in crescita, che inquina gravemente il dibattito pubblico, su temi che andrebbero invece affrontati con il massimo dell’attenzione. In ballo del resto c’è il futuro di un settore indispensabile per il nostro Paese.

Se da un lato può far sorridere leggere “inchieste” altisonanti con errori marchiani, che citano magari fonti non proprio allineate al severo rigore giornalistico, dall’altro sarebbe opportuno che tutti avessero ben chiara la posta in gioco di questo bailamme. Il tema non è un banale “l’auto elettrica mi piace o non mi piace”. L’auto elettrica è già il presente, e sarà il futuro. Benissimo, quindi, eventuali critiche serie e motivate a questo ecosistema, funzionali a farlo crescere nel migliore dei modi. Attenzione invece allo spargimento sistematico di dubbi e paure infondate, che avvinghiano l’Italia in uno sterile litigio da bar, facendoci perdere il contatto con gli altri campioni mondiali dell’auto.

Il clima di incertezza che qualcuno vorrebbe alimentare ha il solo risultato di far perdere tempo prezioso, mentre altri Paesi corrono per farsi trovare pronti a questa trasformazione epocale, e come tale complessa e ricca di opportunità (per chi vorrà coglierle). In questo senso, l’informazione di qualità ha un ruolo essenziale per alimentare un dibattito proficuo e stimolante. Chi invece questo dibattito vuole solo farlo deragliare, dovrebbe essere consapevole delle possibili conseguenze di questa azione, i cui riflessi potrebbero ricadere sulle centinaia di migliaia di lavoratori che gravitano intorno alla filiera automotive nazionale.

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