Quando si parla di mobilità elettrica urbana spesso non vengono presi in considerazione le moto e gli scooter endotermici come parte integrante del cambiamento ma anch’essi contribuiscono all’aumento dell’inquinamento delle
nostre città, sia in termini di emissioni che a livello acustico. La normativa attuale in materia di mobilità elettrica prevede, ma sconsiglia per una questione di sicurezza, la possibilità di caricare i veicoli da una comune presa domestica.

Questa però può avvenire solo a certe condizioni, ovvero in un ambiente chiuso a terzi, accessibile al solo proprietario del veicolo, come ad esempio box privato. Ricaricare in sicurezza a casa propria è molto importante proprio perché le ricariche avvengono in luoghi non presidiati dove non sempre gli impianti sono adeguatamente dimensionati. Le normali prese domestiche, infatti, non sono progettate per sopportare carichi di corrente per tante ore, quindi per ricaricare in
tutta sicurezza è opportuno utilizzare una stazione di ricarica che sia conforme alle normative internazionali di riferimento e che si può installare collegandola alla rete elettrica esistente.

In foto una infrastruttura di ricarica SCAME in ricarica con connettore 3A

A conferma delle ragioni di sicurezza, già oggi in luoghi soggetti CPI la ricarica di tutti i veicoli elettrici deve avvenire in modo 3, ovvero mediante apposite stazioni di ricarica e con i connettori specifici definiti dalla norma europea EN 62196-Per la ricarica dei veicoli leggeri in ambito pubblico le norme italiane prevedono l’utilizzo del connettore di tipo 3A, come indicato anche nel PNIRE. A livello europeo Il 12/11/21 entrerà in vigore il Regolamento 1745/2019 che indica il connettore di tipo 3A per la ricarica dei veicoli leggeri in modo 3.

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