Nel 1926, a chi gli chiedeva se l’automobile fosse da considerarsi maschile o femminile, Gabriele D’Annunzio scrisse: “L’Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza”.
C’è qualcosa di vero nella descrizione ampollosa di D’Annunzio, specie se guardiamo alla mobilità elettrica. Chi ha testato, anche per pochi giorni, un’auto full electric riporta esperienze e sensazioni completamente nuove. Guida soffice, rilassata ma attenta allo stile di guida, non per mera “range anxiety” (che sarà sempre meno sentita, da una parte grazie all’autonomia, che cresce progressivamente, e dall’altra grazie alle infrastrutture quick e fast potenzialmente disponibili), ma per scelta consapevole. Si può finalmente bisbigliare (o sussurrare) al passeggero, recuperando contatto e confidenza.
C’è poi una grande attenzione ai rumori di comfort, prima coperti dal motore. Sì recupera così familiarità con la qualità degli assemblaggi, dei silent block, dei materiali. Grande opportunità di spinta verso la qualità per i costruttori tradizionali: un’auto elettrica non s’improvvisa.

Questa dimensione più umana, non sovrastata dalla macchina, è confermata anche dai benefici che la stessa guida elettrica ha sulla mente, secondo uno studio recentemente condotto dall’esperto di acustica Duncan Williams dell’Università di York e commissionato dalla London EV Company (LEVC), la società inglese che sta elettrificando la flotta degli iconici “black cubs” che popolano Londra. A quattro tassisti inglesi sono stati messi in testa dei “brain cap”, strumenti per misurare l’attività celebrale durante una normale giornata di lavoro alla guida sia di normali taxi a diesel, sia dei nuovi taxi elettrici.
I risultati dell’esperimento, misurati grazie agli strumenti di encefalografia, hanno dimostrato che i tassisti sono più concentrati, più calmi e più felici mentre sono alla guida dei taxi elettrici. In particolare, i livelli più elevati di onde cerebrali beta, registrati nei driver elettrici, dimostrano un livello più alto di concentrazione attiva. Inoltre, il battito cardiaco è costantemente meno variabile nella guida elettrica rispetto al tradizionale cab a diesel, indicando in definitiva una più marcata calma mentale.
Il taxi elettrico si è rivelato un ambiente di lavoro meno rumoroso per i conducenti, con una diminuzione di 5dB complessivi rispetto al taxi tradizionale.
Meno distrazione, meno stress e più felicità, che non guasta mai.
Ci sarebbe, quindi, un beneficio ancora poco noto dei veicoli elettrici, il miglioramento della salute mentale, beneficio che si somma al miglioramento della salute fisica, direttamente riconducibile alla riduzione dell’impatto ambientale.
Quella “disinvolta levità”, insomma, che fa bene (anche) al cuore.

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