Recentemente, nel dibattito sulla ripartenza del settore trasporti, sono emersi possibili orientamenti – di fonte Struttura Tecnica di Missione del MIT – secondo cui vi sarebbero delle proposte normative che prevedono l’annullamento del vincolo di utilizzo al cofinanziamento per le alimentazioni alternative previsto dal Piano Strategico Nazionale per la Mobilità sostenibile, lasciando di fatto liberi gli operatori di scegliere qualsiasi motorizzazione per le flotte bus, anche quelle più inquinanti. Ciò sarebbe giustificato dalla necessità di acquistare con urgenza nuovi mezzi per far fronte alla diminuzione della portata dei veicoli a causa delle precauzioni anti contagio.
Non riteniamo che questa possa essere una motivazione davvero efficace. La stessa ASSTRA, nel suo “Quaderno sulla gestione della fase 2 e 3 post COVID-19“, non solo non richiede un acquisto urgente di mezzi termici ma, anzi, evidenzia come “la produzione di mezzi richiederebbe tempi variabili che vanno dai 18 ai 36 mesi”. Quindi, se l’approvvigionamento in tempi brevi di nuovi mezzi non è né auspicato né ritenuto fattibile, non sussistono ragioni sufficienti per modificare le scelte strategiche già previste dal piano decennale.
È evidente che una norma di questo tipo, laddove il contenuto fosse confermato, andrebbe a totale detrimento dei fondi destinati dal piano nazionale per il rinnovo delle flotte in base a precisi criteri di sostenibilità ambientale. La norma, peraltro, sconfesserebbe il decreto ministeriale con cui, solo due mesi fa, si erano destinati 2,2 miliardi di euro al rinnovo “sostenibile” dei mezzi pubblici cittadini.
Se l’obiettivo, del tutto condivisibile, dell’intervento normativo è potenziare subito la domanda pubblica per aumentare la domanda aggregata in sostegno alla produzione nazionale, allora è necessario che gli interventi vengano guidati dal principio di indirizzo per i mezzi a zero emissioni.
Paradossalmente, la crisi che stiamo vivendo può essere trasformata in una straordinaria occasione per far ripartire il settore dei trasporti pubblici in maniera diversa da prima. L’emergenza sanitaria non giustifica la deroga agli obiettivi di transizione energetica definiti dalla pianificazione e regolamentazione comunitaria e nazionale. Non deve essere nemmeno taciuto il fatto che le trazioni elettriche sono quelle che – in un calcolo a vita intera del bene – potrebbero consentire una consistente riduzione di costi per le Amministrazioni.
Ciò che chiediamo, quindi, come associazione di riferimento per la mobilità elettrica in Italia, è che il trasporto pubblico possa continuare a viaggiare nella direzione dell’elettrico, solcando la stessa coraggiosa e lodevole traccia segnata con il decreto ministeriale di gennaio.

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